Il Rintocco – Cinquant’anni di bene
La storia della Caritas dura da cinquant’anni. Seguendo le indicazioni di Papa Paolo VI la Chiesa Italiana ha istituito la Caritas perché educhi la comunità cristiana e la società civile alla solidarietà concreta, prendendosi così cura dei più deboli e fragili, alleviando le sofferenze dei poveri. Un impegno che ha coinvolto parrocchie, volontari, giovani obiettori e del Servizio civile insieme agli operatori che manovrano la macchina della carità.
È stato un cammino faticoso ed esaltante: in un contesto in cui la Chiesa non ha più una grande autorevolezza o riconoscimento sui grandi temi sociali, la sua azione caritativa, gestita soprattutto dalla Caritas, gode invece di un grande apprezzamento. Voglio qui ricordare soprattutto il percorso di questi ultimi dieci anni in cui ho avuto la gioia della responsabilità della Caritas della diocesi di Senigallia.
La grande crisi mondiale innescata dalla crisi finanziaria partita dagli USA e che ha coinvolto l’intera economia mondiale per un decennio ha messo sul lastrico tante famiglie soprattutto per la perdita del reddito da lavoro. Per questo la nostra Caritas, su indicazione del Vescovo Orlandoni, si è impegnata su questo fronte, non solo con l’istituzione di un Fondo di Solidarietà per raccogliere risorse, anche attraverso la Social Caritas, da destinare agli aiuti (in 10 anni sono stati oltre un milione e mezzo di euro), ma anche cercando opportunità di lavoro. Per questo è nata la cooperativa Undicesimaora con gli Orti e la Falegnameria Solidali, la gestione del camping Domus e, ultimamente, il magazzino Rikrea. La Caritas di Senigallia ha anche ispirato una legge regionale per incrementare i tirocini lavorativi per chi aveva perso lavori raddoppiando con fondi pubblici le risorse messe a disposizione dagli enti no profit. Negli anni 2011 e 2012, 75 persone hanno così ricevuto uno stipendio per sei mesi permettendo a molti di loro di rientrare nel ciclo produttivo. Negli anni poi questi inserimenti lavorativi sono diventati frequenti, con varie fonti finanziamento e sono tuttora attivi: oggi sono circa 50 persone.
La seconda area di azione verso i poveri è l’accoglienza. Per molti anni il Centro di Solidarietà vicino alla parrocchia del Portone ha accolto per un giorno al mese o per una settimana al trimestre chi era di passaggio e chiedeva ospitalità. Poi a Casa San Benedetto è stata aperta l’accoglienza delle mamme con minori. Quando la crisi mondiale ha messo in mezzo alla strada, letteralmente, tante persone che risiedevano tra noi, è nata l’esigenza di accoglierle anche come famiglie ed è nata Casa Stella; poi i progetti per i profughi: SPRAR, SIPROIMI e ora SAI e CAS in cui abbiamo 85 posti disponibili in appartamenti sul territorio, oltre ai 10 ad Alberici per gli ultimi arrivi afghani. Ci sono anche degli appartamenti di “sgancio” in cui famiglie che hanno terminato il loro percorso, aspettano di diventare completamente autonomi. Ma il fiore all’occhiello è senz’altro il “Pronto soccorso sociale” con cui, in collaborazione con le amministrazioni del territorio, diamo risposta immediata a situazioni di emergenza in attesa di concretizzare progetti più mirati. In questo momento gli accolti sono complessivamente circa 200. Un’enormità.
La terza direzione del nostro impegno è in realtà la prima per importanza: l’animazione della comunità cristiana e dei volontari. I 14 Centri di Ascolto e i relativi gruppi Caritas sono una generosa ed efficace presenza sul territorio e sono lo strumento del “farsi prossimo”. La formazione, la cura e l’accompagnamento di chi vive accanto alle situazioni problematiche è impegno a cui dedichiamo risorse importanti. Il segno positivo di questo cammino è stata la costatazione che non si usano più i termini “noi” e “voi” tra Caritas parrocchiali e diocesana: ormai si dice sempre “noi”. Camminiamo insieme.
E non finisce qui… buona Caritas a tutti.