La solidarietà e legalità
Il professor Giovanni Battista Sgritta, famoso sociologo e docente universitario alla Sapienza di Roma, giovedì sera ha scosso la platea del Teatro Portone nell’incontro organizzato da Caritas Senigallia dal titolo “Il grido del povero”
In tempo di grandi contraddizioni e di poveri messi a grandi lettere sui titoli dei giornali insieme a un “cattivismo totale”, come l’ha definito don Giancarlo Giuliani, un incontro come questo era fondamentale per capire come si può orientare e come può intervenire un organismo pastorale come Caritas, il quale ogni giorno deve affrontare la povertà nelle sue sfaccettature. Dal report 2017 (vedi allegato) emerge che la povertà nelle Marche è in costante crescita, la percentuale di italiani che si rivolgono ai Centri di ascolto è raddoppiata e tra questi sono aumentate le donne (dal 19% al 38%). Sono diminuiti gli stranieri e sono invece aumentati i senza fissa dimora (37% italiani). “La prima causa di povertà” afferma Giovanni Bomprezzi, direttore di Fondazione Caritas “è sempre la disoccupazione”.
Il professor Sgritta ha esordito proprio con l’importanza dei poveri e degli ultimi, i quali ci danno la sensazione esatta di dove stiamo andando come società. “In Italia la povertà è famiglia, perché aumenta proporzionalmente al numero di componenti familiari. Ormai viviamo in due Italie, il nord e il sud, che sono sempre più lontane, per colpa del fattore sud, del fattore territoriale. Al sud la povertà brulica e siamo arrivati al punto che a pagare le conseguenze più terribili sono i minori, i quali non godono più dei diritti fondamentali”. Ma la grande novità è che la povertà assoluta, che è quella di cui si parla in questi casi, quindi quella che costringe una persona o una famiglia al limite della sopravvivenza, è aumentata ferocemente anche al nord. “Il divario nord/sud sta venendo meno” ha continuato Sgritta “la povertà è tracimata. Per noi studiosi la povertà si basa esclusivamente sul reddito, è una sola: sono i poveri che sono nuovi e diversi, non la povertà. Ci sono però tante cause per arrivare a questa condizione. Esiste la povertà che nasce dalla trasmissione generazionale (per cui i bambini nati da genitori poveri saranno poveri); c’è quella nata dall’accumulo di problemi e ostacoli nella vita del soggetto; c’è quella che nasce dalla caduta delle possibilità di crescere, che ha colpito non solo gli operai ma anche gli ingegneri, gli impiegati, i cinquantenni, che si sono visti abbandonati e licenziati perché la ditta, che funzionava benissimo, ha delocalizzato la propria attività”.
Ma il vero, profondo problema di oggi, per gli enti caritativi, è la disconnessione tra domanda e risposta: i poveri oggi non chiedono più il pacco viveri o la mensa, ma chiedono di pagare il mutuo, le rette universitarie dei figli, chiedono un lavoro, chiedono un aiuto per uscire dalla morsa dell’usura, chiedono principalmente di riprendersi la propria dignità. Come può un ente caritativo dare risposta a queste esigenze, che spettano allo Stato?
“Il clima di oggi non favorisce” ha proseguito il professore “la possibilità di rimettere insieme i pezzi della solidarietà. È in corso una vera guerra alla solidarietà, che viene combattuta perché va contro le logiche economiche. Se rompi i legami della solidarietà hai spezzato tutto, non sai più di chi o di cosa aver paura, devi cercare un nemico. La sfiducia generale verso tutto vede i volontari come clandestini, mentre la solidarietà va difesa continuamente. La solidarietà è legalità, deve protestare, fare politica per richiamare le istituzioni alle loro responsabilità. La cultura del volontariato deve recuperare questa funzione, insieme a quella del pronto soccorso sociale e alla supplenza a uno Stato che non ce la fa. Occorre far sentire la necessità del volontariato”.
A terminare la serata il Vescovo: “Tutti possiamo metterci insieme per ricostruire i fondamentali di una vita e della società, le relazioni di fiducia, di scambio gratuito, tutti possiamo fare gesti che cambino il clima nel quale viviamo. Prendersi cura dell’altro senza farsi sovrastare dal sospetto e dalla paura è possibile. Noi lavoriamo per il volontariato e la vita”.