Il Rintocco – L’economia di Francesco
Ai giovani economisti da lui convocati per progettare un mondo nuovo, Papa Francesco ha detto con forza: “Abbiamo bisogno di un cambiamento, vogliamo un cambiamento, cerchiamo un cambiamento… È tempo di avviare processi, tracciare percorsi, allargare orizzonti, creare appartenenze… Così il futuro sarà un tempo speciale, in cui ci sentiamo chiamati a riconoscere l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta. Un tempo che ci ricorda che non siamo condannati a modelli economici che concentrino il loro interesse immediato sui profitti” senza tener conto delle persone, soprattutto dei poveri.
“Cari amici, ispirati da San Francesco di Assisi, con il nostro sguardo fisso su Gesù e sotto la guida di Papa Francesco, voi giovani di fede e di buona volontà potete mettere in campo una nobile espressione di amore, amore sociale, generando una nuova economia che garantisca un mondo buono”. È con queste parole di apprezzamento e incoraggiamento che il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, aveva dato il via all’evento Economy of Francesco, salutando i duemila giovani economisti e imprenditori under 35 convocati, virtualmente, da Papa Francesco per “dare un’anima all’economia del futuro”.
Poi si sono succeduti economisti di fama mondiale, tutti con l’attenzione a un’economia in funzione della natura e degli uomini. Ne riporto qualche eco: «È tempo di passare da un’economia liquida a un’economia sociale”, e cioè da un’economia “indirizzata al profitto che deriva dalla speculazione e dal prestare con alti interessi”, a un’economia sociale “che investa nelle persone creando posti di lavoro e garantendo formazione”.
“La disuguaglianza economica porta a una perdita di dignità e di salute (sia mentale che fisica) per le categorie che lascia in disparte e fa aumentare le tensioni sociali. Quando i ricchi sono troppo ricchi, diventano arroganti nei confronti del resto della società e assumono il controllo del sistema politico, modificando le regole del gioco a loro vantaggio. È successo negli Stati Uniti: ora abbiamo due Americhe e il Paese è diventato politicamente e socialmente instabile. La pandemia non ha fatto che esasperare le disuguaglianze e le divisioni.”
“Bisogna uscire dal binomio produzione e consumo per realizzare un nuovo paradigma di economia circolare che metta al centro la persona, accompagni le nuove generazioni e tuteli l’ambiente.”
“L’idea di un’economia generativa riapre il futuro che ci sembra chiuso, ci permette di mettere al mondo, prenderci cura, accompagnare e lasciare andare”.
“In questa direzione si può andare solo con un impegno collettivo, trasformando le nostre scelte di tutti i giorni, facendo acquisti ragionati, premiando le imprese sostenibili da punto di vista ambientale e soprattutto umano.”
“Non dobbiamo pensare che il mondo si cambi solo d’alto, lo cambiano le nostre scelte costruite dal basso: votiamo ogni volta che scegliamo un prodotto”.
“Non basta vedere le ingiustizie e le disuguaglianze nel mondo, occorre passare all’azione nella consapevolezza che ogni nostra scelta produce effetti: dalla banca in cui investiamo i nostri soldi al cibo che consumiamo”.
Da questo incontro speriamo nasca una rivoluzione silenziosa che partendo da Assisi – sede reale e simbolica dell’evento voluto da papa Francesco e che ha avuto come protagonisti duemila giovani imprenditori ed economisti – si irradi nel mondo e nel tempo, come avvenne ottocento anni fa con il primo Francesco, il poverello d’Assisi, scuotendo le coscienze dei credenti e non credenti.