APRI: un nuovo modo di accogliere
La sensibilità di alcune famiglie del territorio e un progetto innovativo di Caritas italiana: ecco da cosa nasce APRI – Accogliere, proteggere, promuovere, integrare: La comunità al centro. Un nuovo modo, ancora più profondo e integrato, di accogliere.
Siamo partiti anche a Senigallia, da luglio 2020, in ritardo a causa del Covid, l’innovativo e interessante progetto nazionale APRI, promosso da Caritas italiana. Il progetto, aperto a tutti i cittadini stranieri, è stato dedicato a titolari di protezione internazionale, nello specifico a persone in possesso dello status di rifugiato, precedentemente accolte attraverso lo SPRAR (oggi SIPROIMI). A Senigallia sono coinvolte 10 persone, facenti parte di 3 nuclei familiari, da lungo tempo residenti e seguite da Caritas Senigallia nel nostro territorio: 2 monoparentali (mamma e figlio) dalla Nigeria e uno pluriparentale, dal Sudan. Insieme a loro un gruppo di famiglie tutor che si mettono a disposizione dei beneficiari per un aiuto a 360° nella vita di tutti i giorni, dall’aiuto nel cercare lavoro al cenare insieme, dal leggere gli annunci di corsi di formazione e tirocini al trascorrere una giornata al mare, come testimonianza viva.
APRI infatti è un progetto che mira a creare migliori condizioni di integrazioni dei migranti, sensibilizzando le comunità all’accoglienza del prossimo per accompagnarlo verso un percorso di autonomia differenziato e individuale, un po’ come era stato sperimentato con il progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia”. Lorenzo Pirani, avvocato e tutor del progetto per la diocesi di Senigallia, spiega bene: “Le finalità sono duplici: per la comunità si tratta di vivere, attraverso la convivenza con persone provenienti da altri Paesi, una bella esperienza di solidarietà, di condivisione e soprattutto di testimonianza; per i beneficiari si tratta di cercare di raggiungere l’autonomia per mezzo dell’accoglienza presso la comunità cristiana. APRI rappresenta l’ultimo step per raggiungere l’autonomia definitiva”.
I beneficiari di APRI quindi sono persone già presenti sul territorio, che vivono in una condizione di bisogno e/o di vulnerabilità, che sono parte del tessuto sociale ma la cui integrazione va approfondita e saldata definitivamente. Possono essere accolti da parrocchie (in case canoniche o strutture diocesane), istituti religiosi (in seminari o conventi), appartamenti privati o direttamente in famiglia da famiglie tutor. Caritas italiana nel progetto mantiene un rapporto diretto con le Caritas diocesane, fa formazione e monitora a livello nazionale le accoglienze e la promozione delle stesse, mentre la Caritas diocesana ha un ruolo operativo, che mira a sviluppare sinergie con i soggetti del territorio titolari e competenti in materia e a promuovere l’accoglienza.