Carità è cultura – Convegno Caritas diocesane
Si è concluso il fondamentale momento di confronto a Scanzano Jonico (Matera) del 25-28 marzo, il 41° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, importante per dare o restituire speranze alle nostre comunità riscoprendo la dimensione “educante” con un rinnovato investimento nella formazione e nella cultura.
Il convegno, collegato nell’anno che vede Matera capitale europea della cultura 2019, dal titolo “Carità è cultura”, ha ricevuto un incoraggiamento e un augurio dal Presidente Sergio Mattarella (scarica il suo telegramma), che ha sottolineato l’importanza di una costruzione e di un rafforzamento della cultura della solidarietà umana e della capacità della carità di caratterizzare la vita sociale e di incidere sulle ingiustizie, le povertà e le disuguaglianze. Il convegno si è posto un duplice percorso di impegno: essere sempre più un riferimento sicuro rispetto ai fenomeni dei nostri giorni, tracciando sentieri di vita illuminati da un umanesimo cristiano, e proseguire lungo il cammino dei gesti concreti, della prossimità fraterna, della testimonianza della carità verso al comunità.
Ad aprire il convegno con una preghiera monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina e il presidente di Caritas italiana monsignor Corrado Pizziolo. Tra i relatori del convegno Giuseppe Savagnone, direttore dell’Ufficio pastorale della cultura della diocesi di Palermo e monsignor Paolo Bizzeti, vicario apostolico di Anatolia, alcune testimonianze, come quella di Michela Marchetti, della cooperativa sociale Noemi di Crotone e direttrice di un centro antiviolenza. E poi numerosi tavoli di confronto per il discernimento e la testimonianza, la visita alla città di Matera e la Messa in Cattedrale, presieduta da monsignor Salvatore Ligorio, arcivescovo di Potenza e presidente della Conferenza episcopale della Basilicata. La tavola rotonda della giornata finale ha visto confrontarsi Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, su come e se la Chiesa e le Caritas possono promuovere una carità in grado di avere anche una rilevanza culturale e mediatica; Marco Damilano, direttore dell’Espresso, su come e se la cultura della carità può incidere anche in contesti laici e in particolar modo in un mondo della politica sempre più mediatizzato; Gian Franco Svidercoschi, giornalista e scrittore, su come e se la cultura della carità può aiutare a superare i venti contrari e gli “inverni culturali” che sembrano caratterizzare la nostra epoca, spesso anche in ambito ecclesiale; infine Ansou Cisse, giovane immigrato del Senegal, che ha parlato della sua esperienza di migrante e del suo percorso esemplare di integrazione.
Le conclusioni di don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, sono state incisive (scarica le conclusioni). “Una carità che vuole esprimere, plasmare e veicolare una buona cultura lo può fare solo se produce cambiamento. Oggi più di ieri, la cultura, le culture, sono mutevoli, porose, permeabili, cambiano dinamicamente e velocemente, in Italia e in Europa, all’interno di un contesto globale che le condiziona e le trasforma in continuazione. Ecco che anche la nostra carità non può che essere dinamica, innovativa, attenta ai cambiamenti culturali, ai nuovi fenomeni”. Soddu ha delineato alcune piste di lavoro comune, sottolineando “il rischio di una cultura della carità che si riduca unicamente a esercitazione accademica”, da cui l’esigenza, invece, di una carità “interna, concreta, politica, ecologica, europea, educativa”. “Tutto questo per noi oggi potrebbe quasi tradursi in un una sorta di mandato a essere artisti di carità, attingendo dalla cultura cristiana del servizio, partendo dal cambiamento di sé per giungere a un cambiamento della società”. Infine il direttore ha sintetizzato gli spunti emersi dai sette tavoli di confronto, definiti simbolicamente “sassi di carità” con cui cercare di costruire concretamente delle piste operative.