Il rintocco – Anche tu fà lo stesso
Nel salone del Centro di solidarietà c’è un bellissimo dipinto murale che raffigura il Buon Samaritano che soccorre il povero disgraziato incappato nei briganti. Ogni tanto, nelle nostre riflessioni, ci ritroviamo a contemplare quest’icona che Gesù ci ha lasciato e che alla domanda: “Cosa devo fare per avere la vita eterna?” risponde infine: “Anche tu fa’ lo stesso.”
Del resto l’artista ci fa chiaramente intendere che è Gesù il Buon Samaritano: egli ha avuto compassione di noi uomini, si è chinato sulle nostre sofferenze, si è preso cura delle nostre piaghe e ci ha affidato ad altri uomini pagando di persona. In questa immagine possiamo comprendere cosa e come fare per essere prossimo. È il nostro mestiere, il mestiere Caritas, un mestiere che dobbiamo sempre migliorare nella sua qualità. “Va’ e anche tu fa’ lo stesso!”.
Ma, senza presunzione alcuna, anzi, con spirito di autocritica, dobbiamo ricordarci che, facendo questo, abbiamo anche il compito di proporre modelli di ascolto, di accoglienza, di presa in carico, di cura gentile di chi è incappato nelle cattiverie della vita. Per questo le nostre attività strutturate le chiamavamo “opere segno”. Dobbiamo e possiamo essere sempre più credibili in una società poco propensa alla solidarietà. Possiamo evidenziare che aiutare gli ultimi è aiutare tutti. Recentemente un ricercatore universitario, che ha collaborato con noi, ci ha portato la prova numerica e finanziaria che alla società conviene aiutare i poveri con i progetti lavoro.
La collaborazione con altre realtà sociali ed educative ci dà la prova che il “modello Caritas” è una ricchezza che possiamo condividere. Anche la collaborazione, già in atto o richiesta, con realtà produttive e industriali che ci chiedono di contribuire a formare dirigenti e lavoratori a uno spirito solidale e aperto ai valori sociali e di comunità ci stimola a essere presenti all’interno della società. Magari la gente ha meno voglia di sentire le prediche di noi preti e i predicozzi dei buoni fedeli, ma sentire compassione, ascoltare, accogliere e prendersi cura è un linguaggio comprensibile e immediato. Senza presunzione però: Gesù ha scelto come modello un samaritano, perché era il peggio che il buon rabbino, suo interlocutore, potesse pensare. Eppure…